
Bhutan: là dove la felicità è una scelta
BHUTAN iL VIAGGIO DIVENTA MEDITAZIONE Bhutan: là dove la felicità è una scelta C’è un silenzio diverso quando l’aereo tocca la pista di Paro. Non
C’è un silenzio diverso quando l’aereo tocca la pista di Paro. Non è solo l’aria sottile dell’Himalaya. È un silenzio che ascolta, che accoglie. Le montagne circondano la valle come mani giunte in preghiera, e tutto sembra rallentare. In Bhutan non sei un turista: sei un ospite.
Ogni passo in questo regno minuscolo e immenso è un invito a guardarsi dentro. La strada per il Taktshang, il “Nido della Tigre”, sale tra pini e rododendri. Quando il monastero appare, incastonato nella roccia come sospeso nel vuoto, il tempo si ferma. Qui capisci che il viaggio non è solo spostarsi: è respirare, faticare, sentirsi vivi.
La valle di Punakha profuma di risaie e acqua. Uomini e donne lavorano insieme cantando, come se la terra fosse un coro e non un possesso. Un bambino gioca con una ruota di preghiera, la fa girare ridendo: la spiritualità qui non è austera, è quotidiana, semplice, vissuta.
Il Bhutan non si racconta con monumenti, ma con gesti. Con le 108 chorten bianche di Dochula avvolte nella nebbia. Con le bandiere di preghiera che danzano al vento portando desideri di armonia. Con la lentezza dei villaggi dove il tempo non si misura in minuti, ma in respiri.
Forse è per questo che la felicità qui non è un concetto astratto, ma una pratica quotidiana. Da cinquant’anni il paese misura la Gross National Happiness: non quanto possiede, ma quanto è in equilibrio. Una monarchia che ha scelto di mettere la gioia prima della crescita economica: una rivoluzione silenziosa che il mondo guarda con stupore.
C’è una spiritualità che attraversa tutto, una trama invisibile di mantra, incenso e vento. È il buddhismo Vajrayana, fatto di simboli e gesti. Girare una ruota, accendere una lampada di burro, sussurrare un sutra: in Bhutan ogni movimento diventa meditazione.
Poi scopri che questo non è solo un luogo sacro, è anche un luogo custodito. Oltre il 70% del territorio è coperto di foreste. Il paese è l’unico al mondo con bilancio di carbonio negativo: assorbe più di quanto emetta. E se vuoi entrare, devi farlo piano: un turismo controllato, che lascia più rispetto che impronte.
Quando riparti, non porti via souvenir. Porti via una domanda che rimane aperta: che cos’è vivere bene? Il Bhutan non ti dà risposte. Ti mostra una via fatta di lentezza, cura, relazioni profonde. Ti insegna che la felicità è una scelta quotidiana, e che si coltiva come le risaie nelle valli: gesto dopo gesto, senza fretta.
Il Bhutan è l’unico paese al mondo con bilancio di carbonio negativo: assorbe più CO₂ di quanta ne emetta. Questo grazie a una legge che impone di mantenere almeno il 60% del territorio coperto da foreste (oggi è oltre il 70%).
Il turismo è regolamentato da un sistema di “tariffa minima giornaliera”, che include guida, alloggio e contributo per lo sviluppo sostenibile. Questo limita l’afflusso, evitando il turismo di massa e garantendo che ogni viaggio porti beneficio diretto alle comunità locali.
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