Vicino la città di Sighetu Marmatiei, nella Regione Maramures a soli 4 chilometri dal confine con I’Ucraina, si trovano Sapanta e il suo famoso cimitero, il Cimitirul Vesel, il cimitero allegro, o il cimitero che ride.
Prati verdi e cieli azzurrissimi fanno da cornice a più di 800 croci in legno di quercia dipinte con colori vivaci, in particolare il colore blu, e intagliate caratterizzano questo luogo di sepoltura, un vero e proprio museo a cielo aperto. Questa tradizione, iniziata nella metà del 1930 per mano di Stan Ioan Pătraş, un artigiano del legno, è dovuta alla credenza degli abitanti della città che la morte sia un inizio e non una fine.
L’artista iniziò a dipingere le croci per proteggerle dall’azione degli agenti atmosferici e per farle durare più a lungo. Da subito, scelse il blu intenso, lo stesso di molte delle vecchie case transilvane. Ma anche così non era abbastanza. Dopo il colore arrivarono le prime decorazioni: motivi geometrici o floreali, lune e soli realizzati in colori vivaci, quelli dei tappeti e dei tessuti locali, delle ceramiche e delle immagini dipinte sul vetro.
L’idea di Patraş piacque a tal punto che gli abitanti del villaggio iniziarono a commissionargli croci sempre più elaborate, insolite, per accogliere piacevolmente i visitatori.
Ogni croce è diversa: le immagine intagliate catturano uno degli atteggiamenti caratteristici del defunto e le poesie ironiche e satiriche, scritte con un linguaggio arcaico tipico della tradizione orale, sono un messaggio al mondo vivente. Nella parte superiore di ogni croce si trova un bassorilievo con una scena che descrive la vita del defunto. A Săpânţa sono i morti che parlano, e che continuano a raccontarsi.
Qualche esempio?
«Lui amava i cavalli. Un’altra cosa amava molto. Sedersi al tavolo di un bar. Accanto alla moglie di un altro»
«Coloro che amano la buona grappa come me patiranno perché io la grappa ho amato e con lei in mano sono morto».
Insomma, un modo per superare con ironia la paura della morte ed essere ricordati per sempre con il sorriso.
Le scene sono semplici e ingenue nello stile, ma immortalano un aspetto rilevante, o una virtù o un difetto dei defunti. Ci sono donne che filano la lana, tessono i tappeti, cuociono il pane, e uomini che intagliano legno, arano la terra, pascolano le pecore, suonando i loro strumenti, macellano gli animali, e così via.
Il cimitero allegro è ancor oggi una piccola rivoluzione, inserita tra l’altro nella lista Unesco dei luoghi da tutelare, partita da un piccolo villaggio sperduto nella Romania settentrionale e dall’inventiva di un uomo che ha saputo trasferire nella morte un elemento difficilissimo da accostarle: la piacevolezza.
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