Home » Iran delle Meraviglie 1-10 maggio 2015 – Parte 2°
Yazd, 4 maggio
Non tutti gli arabi sono musulmani; non tutti i musulmani sono arabi. Attorno a questo semplice postulato ruota la soluzione di molte confusioni relative a questa area geografica. Ci tengono molto, gli iraniani, a far sapere che sono musulmani ma non arabi; con questi ultimi, non hanno tendenzialmente buoni rapporti… E qui non è questione di geopolitica, ma di campanilismo. Distinzioni fondamentali ma misconosciute, rese più ardue dal fatto che il farsi – la lingua dell’Iran – si scriva con l’alfabeto arabo pur essendo visceralmente diversa dall’arabo stesso…
Shiraz è una di quelle mediorientali accozzaglie di case senza logica, punteggiate da preziosi gioielli di arte islamica. Fra di essi, il Mausoleo Shah Chiragh (re della luce), ove riposano i resti di un santo del luogo. La già complessa ritualità tipica delle moschee – dal togliersi le scarpe in poi – è complicata dal divieto assoluto di voltare le spalle alla teca che contiene il feretro. Ergo, fedeli e visitatori escono dalla moschea… camminando all’indietro. A qualcuno vien voglia di abbozzare un moonwalk (il finto passo in avanti di Michael Jackson) sulle islamiche nenie, ma non è proprio il caso, e del resto i piedi non scivolerebbero sui tappeti. Alle visitatrici viene comandato di indossare il chador, fornito d’ufficio in elegante fantasia fiorita ma in materiali non proprio traspiranti… Ben diverso, come vedremo, dai modelli in vendita.
Hafez, il Dante del Medio Oriente. Stessa epoca, stessa fama. Il tributo al più grande poeta persiano è vero e proprio pellegrinaggio per tutti i visitatori di Shiraz, in barba agli altri pur numerosi poeti della città. Il patio del Mausoleo dona frescura in una giornata torrida; misurare più volte il suo perimetro induce una placida meditazione, che diventa quasi ascesi per i visitatori che paiono seduti da ore intorno al patio stesso. Sul lato più nascosto, una porticina immette nella piccola biblioteca, che funge da centro di coordinamento per gli studi su Hafez. Le due bibliotecarie mi accolgono in ottimo inglese, tra scatoloni e senza tavoli di lettura: il tutto è in ristrutturazione. Ma ottengo il permesso di infilarmi un attimo fra gli scaffali: assenso proferito con l’inconfondibile inchino la mano sul petto, che dalla Grecia in poi è segno di saluto, accoglienza, cortesia. La stessa che, in versione un po’ più ridanciana, caratterizza il taxista che riporta in hotel me e due compagni di viaggio, mentre il gruppo prosegue per i bazar. Il taxi percorre una strada che sta sulle rive dell’alveo di un fiume secco. Quando piove troppo, niente strade: sano fatalismo tutto orientale, nel quadro di una rete stradale notevolmente ben fatta.
La maestà di Persepolis ci accoglie dopo una notte resa troppo corta dall’intenso programma. Stanchezza e sbadigli svaniscono di fronte alla suggestione della storia che si impone anche e soprattutto attraverso l’immagine, come sempre accade nei siti archeologici. Non soltanto, però; perché le rovine sono significative e corpose, e molto trasudano di Ciro, Cambise, Dario, Serse, tre dei quali sono sepolti nella necropoli non lontana. La cortesia della nostra guida mi permette di consultare Wikipedia on site: “La Pentacontaetia!”, esclama tra sé il vostro cronista-viaggiatore mentre rimette a posto gli eventi sulla linea del tempo. Cinquant’anni esatti, insomma, tra le guerre persiane e la guerra del Peloponneso. Durante la quale mercenari greci combattevano nell’esercito persiano: i luoghi comuni della storia passata sono difficili da debellare quasi quanto quelli della storia recente. Quest’ultima irrompe nei miei pensieri nella più strana delle maniere: di colpo, sulle rovine del palazzo di Dario sembra stagliarsi la didascalia “Berlino 1945″. Che le architetture di Albert Speer fossero ispirate a queste, del resto, si sapeva…
Per andare verso Yazd, nostra prossima tappa, si percorre dapprima l’autostrada verso Teheran, poi si devia verso est. E’ ormai buio quando scolliniamo il passo che immette verso la vallata ove sorge la nostra destinazione. I profili delle montagne sono misteriosi e affascinanti: a me continuano a ricordare il Far West. Guasto al bus: problema alle sospensioni sul lato sinistro; prontamente risolto dal bravo autista. Giusto il tempo di scendere un attimo, e sognare le stelle che purtroppo non si vedono.
Roberto Codebò
Condividi su:
Potrebbe interessarti anche
Animi nomadi al servizio di menti curiose.
Non perderti le nostre rubriche, nutriremo la tua sete di conoscenza e la tua voglia di esplorare il mondo.