Home » Storie di un’altra Skopje, tra Madre Teresa e schegge di cortina
Il Capodanno in Macedonia Easy Nite è appena terminato…un viaggio straordinario tra neve, moschee e panorami da cartolina. Roberto Codebò, instancabile compagno di viaggio, ci racconta la sua esperienza e il suo punto di vista dopo aver vissuto a pieno questo Paese meraviglioso.
Skopje, 6 gennaio
Heraclea Lyncestis. Rientrati su Ohrid dopo la variante albanese, il giorno seguente abbiamo appuntamento con la storia decisamente meno recente. I siti archeologici locali sono quasi sempre di epoca preromana: in questo caso, l’insediamento risale a Filippo II, padre di Alessandro. Quando chi scrive non è provetto archeologo, inutile prodursi in approfondimenti tecnici di sorta. Per contro, il messaggio che sempre trasuda da queste visite è la cura profusa dai locali nella valorizzazione del poco patrimonio di questo genere che posseggono. “E se si facesse così anche in Italia…?”, è la domanda che pervade il vostro cronista-viaggiatore – e non solo lui – mentre la nostra guida percorre i secoli con maestria, fino alla divisione tra Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente. Proprio di quest’ultimo faceva parte il territorio della Macedonia, che dunque si salvò dal tracollo del 476 d.C. Sui gradoni del teatro, spiccano le incisioni in greco dei nomi degli… abbonati. Qualche volta, la grande emozione della storia travolge per mezzo di piccoli particolari.
“Chissà che cosa direbbe Guariniello…”. Il pensiero al fresco pensionato della Procura torinese aleggia spesso nel gruppo, a veder certe scene che a lui non sarebbero care, come qualche palo della luce che sta ai suoi fili come un alveare sta al miele… Siamo a Bitola, quindici chilometri dal confine con la Grecia. Le indicazioni stradali per Atene inquietano: viste le condizioni delle strade locali – non disastrose, ma tali da costringere spesso il nostro autista a stare sulla corsia di sinistra in autostrada -, vien da domandarsi quanto tempo ci vorrebbe a giungere, senza troppo mal di schiena, all’ombra del Partenone. Storia e geografia s’intrecciano più che mai, nella seconda città della Macedonia: la via centrale è punteggiata di consolati che classicamente eran presso la Sublime Porta – alias Impero Ottomano -, tanto per non arrivare tutte le volte fino a Istanbul. Oggi, un simile schieramento di bandiere conferisce particolare solennità internazionale a un territorio che ha conosciuto la sovranità nel 1991 per la prima volta dopo ventidue secoli…. Tra vessilli russi britannici francesi spagnoli, occhieggiano stemma e bandiera del consolato montenegrino: eran tutti jugoslavi, quando si costruivano certi palazzoni di cemento che a Bitola inframmezzano l’eleganza ottocentesca, e quando le Zastava marciavano scoppiettanti in strade poco trafficate. Ma bandiere e confini non stan mai fermi nei Balcani, dove campanili e minareti si guardano in faccia da vicino un po’ come don Camillo e Peppone…
Dai preti alle suore, ortodosse però. Chi scrive è sincero: non avevo mai pensato ai voti religiosi femminili versione Europa Orientale. Le incontriamo nel monastero di San Michele Arcangelo, presso Prilep. Soliti edifici con grandi strutture lignee sulle pendici d’una montagna, sovrastate in questo caso da due grossi massi che sembrano avere una gran voglia di venir giù: la forza dell Fede talora sovrasta quella di gravità… Una fede che di certo anima qualcuno in attesa. A Demir Kapija, centodieci chilometri a sud di Skopje, la piccola stazione ferroviaria – nuova ma già un po’ decaduta – è praticamente deserta. Un postino passa di lì, si apre un attimo l’ufficio e poi se ne va senza tentare di cavalcare il vetusto motorino postale anch’esso. Ma un treno quasi d’incanto giunge da nord verso il confine greco, vuoto: tra poco si riempirà di profughi siriani e non solo. In certi casi, di fede nel destino o in qualcos’Altro bisogna averne davvero molta. L’ultima immagine della Macedonia profonda, prima che il nostro autista chiuda l’anello riportandoci verso la capitale.
Madre Teresa di Skopje. A chi tra i miei venti lettori volesse obiettare che colei fosse di Calcutta, risponderemmo che Sant’Antonio da Padova era originario di Lisbona… Proprio a Skopje nacque nel 1910 Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, da famiglia benestante come ben traspare dalla foto del padre. Che, nelle foto raccolte nel museo ricavato sulle rovine della chiesa dove la non ancor Madre Teresa ricevette la prima comunione, fa bella mostra di sé in fez: segno distintivo della buona borghesia sotto i turchi. Il certificato di battesimo (avvenuto proprio sotto i turchi) è rilasciato dall’amministrazione macedone ed è scritto in lingua croata… Questo specchio fedele dell’eterno crogiuolo balcanico di cui sopra è ospitato in mezzo a varie foto della vita della Beata: con Wojtiła come tutti ricordano, ma anche con i coniugi Reagan nonché durante la cerimonia per il premio Nobel per la pace (1979). Mentre ci attardiamo su tali memorabilia, la custode del museo ci avvicina tentando una sorta di intervista in un mix di lingue. Per gli ortodossi, è vigilia di Natale: qualche visitatore un po’ originale allieta l’impazienza di aprire i regali. Nel centro storico, un commerciante vecchia maniera vende cimeli del tempo che fu: ci tocca un passaporto jugoslavo colmo di timbri di entrambe le sponde della Cortina (potenza dei Paesi non allineati), della DDR soprattutto. Piove con nuvole basse: il centro commerciale presso la Piazza di Macedonia – a due passi dalla statua di Alessandro – rifulge del grigiore architettonico di quei tempi. Al coperto dalla pioggia, un gruppo di ragazzi canta e suona inni inconfondibili. Tra pioggia e nuove ricchezze, l’altra Skopje si augura Buon Natale.
Roberto Codebò
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