Home » Whiskey o Scotch: l’eterno scontro tra irlandesi e scozzesi
Il 17 Maggio, è la Giornata Mondiale del whisky, un distillato noto in tutto il mondo nato tra Scozia e Irlanda, i due paesi che storicamente si contendono la paternità dell’acolico. Proprio da questa dualità nasce il più noto degli interrogativi. Si dice whisky o whiskey? E soprattutto, che differenza c’è tra le due tipologie di produzione?
In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte le domande più frequenti su questo dualismo.
Il termine whisky è un mix di vari ingredienti che sono mescolati insieme, come i cereali e i vari sapori. Sono 4 i paesi che producono whisky: Irlanda(Irish Whiskey), Scozia (Scotch), America (Bourbon, Tennessee Whiskey, Rye Whiskey, Blended American Whiskey), e Canada (Canadian Whiskey), sebbene il whisky sia prodotto un po’ ovunque nel mondo.
Gli Stati Uniti sono una delle nazioni in cui il consumo pro-capite di questo distillato è molto elevato (terzo posto dietro Francia e Uruguay; dati di Euromonitor). Ma il whisky, come molti sanno, nasce tra Scozia e Irlanda, due Paesi che da secoli si contendono la paternità dell’invenzione.
I documenti propendono per la Scozia, poiché su un registro datato 1494 si parla di consegnare ad un certo frate John Corr una discreta quantità di malto per farne Uisge beatha, cioè il nome gaelico di quello che diverrà il whisky. Gli irlandesi però da parte loro si basano su un racconto di Enrico II d’Inghilterra, che quando intervenne in Irlanda nel XII secolo trovò che in quei posti già si praticava la distillazione.
Come stiano davvero le cose è un mistero. Un riferimento certo è che intorno alla prima metà del 1700 il Whisky assunse il ruolo e il simbolo della libertà americana nei confronti degli inglesi, in seguito all’inizio del suo contrabbando che durò 150 anni duranti i quali il distillato veniva prodotto nelle foreste.
Un’altra certezza è che le due tradizioni danno vita a prodotti molto diversi tra loro, tanto che anche nella grafia del nome ci sono delle differenze, perchè, se in Scozia il distillato si chiama Whisky, in Irlanda questo diventa Whiskey.
Lo scotch è il più complesso dei whisky ed è distillato e maturato in Scozia. I whisky classici scozzesi sono quelli di puro malto d’orzo chiamati e definiti in etichetta single malt.
Il processo produttivo parte dalla maltazione dell’orzo, necessaria per rendere più solubili gli amidi contenuti nel seme in modo che si trasformino in zuccheri fermentabili. La maltazione altro non è che una germinazione parziale del chicco, che viene prima idratato e poi fatto essiccare. Quest’ultima operazione si effettua mediante forni alimentati da torba, il cui fumo conferisce un’aroma particolare: a seconda delle regioni, infatti, la torba può essere ricca di foglie delle foreste primitive, di alghe, di erica o di altre sostanze. L’orzo maltato è macinato e messo in infusione in acqua calda per completare il processo di trasformazione dell’amido in zucchero. A questo punto il wort, cioè il mosto, viene spostato in vasche di fermentazione e inoculato con lieviti che trasformeranno gli zuccheri in alcol: il risultato è una specie di birra dalla gradazione alcolica di circa 7-8°.
Da qui si passa alla distillazione, che in Scozia generalmente si svolge in 2 tempi e in 2 diversi alambicchi. Il primo alambicco, il più grosso, è riscaldato lentamente fino a raggiungere l’ebollizione; la vaporizzazione e la successiva condensazione danno come risultato il low wine. Questo primo distillato è raffreddato e convogliato in un alambicco più piccolo, da cui si ottiene un liquido che deve essere sapientemente dosato dallo stillman: infatti la parte iniziale e quella finale della distillazione sono nocive per l’uomo, e solo la parte centralle è quella che diventerà whisky. Il cuore può raggiungere i 75° e va tagliato con acqua per abbassare la gradazione alcolica, prima di essere inserito nelle botti dove avverrà la maturazione.
Ogni distilleria ricorre a tecniche proprie e particolari legnami e a botti utilizzate in precedenza per altri distillati (bourbon) o vini (Porto, Madeira, Sherry, Sauternes). Il whisky scozzese, per legge deve essere invecchiato almeno 3 anni, ma la maturazione ottimale non si raggiunge prima dei 10 anni. Come per i vini, anche i whisky scozzesi hanno caratteristiche precise a seconda del luogo di provenienza. Le Lowlands, a confine con l’Inghilterra realizzano un prodotto più simile a quello irlandese, rotondo e morbido, appena affumicato grazie a una torba molto asciutta. Le distillerie delle Island, le isole di Skye e Islay, essendo in riva al mare, danno vita a distillati che hanno aromi pungenti e iodati, così come quelli di Campbelltown; e infine le Highlands, la regione più estesa, produce whisky dai diversi gusti, sempre molto armonici, equilibrati e ricchi di aromi.
Il distillato irlandese è molto diverso rispetto al fratello scozzese. Prima di tutto non (quasi) è mai torbato, nonostante i giacimenti di torba abbondino in Irlanda, quanto in Scozia. Gli irlandesi, preferiscono usare come combustibile il carbone nel processo di maltazione, non infondendo il classico sentore affumicato del prodotto scozzese e assicurandosi la nota profumata dell’orzo e la rotondità del malto.
La seconda fondamentale differenza è il numero di distillazioni, che solitamente sono 3 e questo comporta un assetto diverso di sapori e profumi. La distillazione può essere “mista”, fatta con alambicchi continui e discontinui.
Terza grande differenza sono le materie prime: per fare Irish whiskey serve una base di malto a cui può essere aggiunta segale, avena o grano. Il disciplinare, quindi, è molto meno stringente e ciò provoca non pochi problemi con le etichette. Gli anni di affinamento in botte sono 3 come per lo Scotch. Il sapore è mieloso, morbido, delicato, floreale e sicuramente molto più vellutato rispetto allo Scotch whisky.
Un’altra differenza è quella legata al legame col territorio. I whisky scozzesi sono strettamente legati alle zone in cui vengono prodotti e assumono caratteristiche e sentori differenti. I whiskey irlandesi, invece, non hanno questo spiccato carattere territoriale e le qualità del distillato sono determinate più dalla bravura del distillatore che dalla zona di produzione.
Se per i veri intenditori l’acquisto di una bottiglia di whisky o whiskey è un’operazione semplice e di sicuro successo, chi si approccia solo per la prima volta a questo tipo di bevande alcoliche può realmente non sapere quale direzione prendere.
I tipi di whisky o whiskey sono tanti, così come le case produttrici. Tra gli aspetti da prendere in considerazione, ad esempio, riveste una certa importanza il tempo di invecchiamento, ma anche la tipologia di legno in cui il distillato è stato fatto invecchiare. Altri fattori che fanno la differenza riguardano il metodo di tostatura di alcuni ingredienti, anche se spesso ci si sofferma soprattutto sul colore e sull’aroma.
La scelta del whisky o del whiskey è molto soggettiva, pertanto quando l’acquisto è finalizzato al regalo è meglio conoscere le preferenze del destinatario. In ogni caso, optando per il whisky scozzese Lagavulin non si può sbagliare: prodotto dal 1816 nella baia di Lagavulin, è uno dei whisky più celebri e più apprezzati a livello mondiale. Tra quelli irlandesi più venduti, troviamo invece il Jameson Irish Whiskey, caratterizzato dal suo sapore dal carattere docile, dai sentori leggermente vanigliati ed erbosi. Viene sottoposto alla tipica tripla distillazione, da materie prime come avena e malto, per poi essere affinato in botti ex sherry/burbon.
I bicchieri migliori per degustare il whisky sono quelli non troppo ampi, come il classico Glencairn Glass, ma anche il classico calice a tulipano usato per le degustazioni di vino va benissimo. Perché si usano i bicchieri così piccoli e con il bordo non aperto? Molto semplice, perché i profumi devono salire e concentrarsi, non disperdersi. Il whiskey non è un Cabernet Sauvignon che ha bisogno di ossigenarsi per ore, ma al contrario deve andare dritto alla meta, ossia a stimolare i recettori nasali. E visto che l’alcol è dirompente e brucia il naso, annusate velocemente e per pochi secondi, poi lasciate lavorare i neuroni.
Concludiamo dicendo che non esiste un modo giusto o sbagliato di bere il whisky. Potete berlo liscio, con ghiaccio, diluito con acqua o in un cocktail. Il whisky non è una moda o un atteggiamento, ma uno stato d’animo, è un distillato che si apprezza per le sue mille sfumature e le varie interpretazioni che assume nei vari paesi produttori. Quindi stappate qualche bottiglia e iniziate questo grande viaggio nel mondo del whisky!
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