Home » (Get Your Kicks On) Route 66, sulle note della highway più famosa
(Get Your Kicks On) Route 66, meglio noto semplicemente come Route 66, è un brano musicale composto nel 1946 da Bobby Troup, ed inciso per la prima volta da Nat King Cole con il The King Cole Trio nel 78 giri (Get Your Kicks On) Route 66/Everyone Is Sayin’ Hello Again (Why Must We Say Goodbye) nello stesso anno.
Bobby Troup (attore statunitense) ebbe l’idea per la canzone mentre era in auto guidando dalla Pennsylvania alla California. Volendo tentare la carriera di compositore per Hollywood, insieme alla moglie Cynthia, era partito verso la West Coast a bordo della sua Buick del 1941. Il viaggio iniziò sulla US 40 e proseguì sulla US 66 sulla costa californiana. Inizialmente Troup pensò di scrivere un pezzo sulla Route 40, ma Cynthia suggerì invece il titolo Get Your Kicks on Route 66. La canzone fu composta durante un viaggio durato dieci giorni, e completata all’arrivo della coppia a Los Angeles.
Nat King Cole, con il King Cole Trio, registrò la canzone per la prima volta nel 1946 alla Radio Recorders di Los Angeles. La Capitol Records lo pubblicò come singolo, che divenne un successo, apparendo nelle classifiche dei singoli della rivista Billboard. Raggiunse la terza posizione nella classifica della rivista Race Records e la numero undici nella sua più ampia classifica dei singoli.
King Cole Trio | Source: Last.fm
“If you ever plan to motor west, Travel my way, take the highway, that’s the best.
Get your kicks on Route 66. It winds from Chicago to L.”
Il testo della canzone elenca varie città e paesi che si incontrano percorrendo la Route 66, in cui Winona (una piccola cittadina a Est di Flagstaff) è l’unica città logisticamente fuori posizione per far rima con “Flagstaff, Arizona“.
Molti artisti che hanno coperto il brano nel corso degli anni hanno cambiato il testo iniziale, di solito in “It goes to St. Louis, down through Missouri” poi continuando con Oklahoma City e così via. Degli otto stati attraverso i quali passa il percorso reale, solo il Kansas e le sue città non sono menzionati (US 66 passa solo undici miglia – 18 km – all’interno angolo sud-est dello stato).
La canzone è diventata uno standard ed è stata registrata da numerosi artisti. Bing Crosby con le Andrews Sisters ha registrato una versione nel 1946; Michael Martin Murphey registrò la canzone per il suo album del 1989 Land of Enchantment.
Nel 1964, i Rolling Stones ne inclusero una versione nel loro omonimo album di debutto. In una recensione della canzone, il critico Richie Unterberger la definì “la versione rock più famosa della canzone”. Il gruppo ha imparato da una versione che Chuck Berry ha registrato per il suo album del 1961 New Juke Box Hits.
Il film d’animazione Cars del 2006 della Pixar include interpretazioni di Chuck Berry e John Mayer. La versione di Mayer è stata nominata per un Grammy Award per la migliore performance vocale da solista.
Considerata una delle strade più belle e suggestive d’America, la Route 66 ha un fascino che vive ancora oggi in tanti film e canzoni e, per molti, incarna la vera essenza degli USA. Chiunque sogna di percorrerla e vivere un’esperienza americana a 360°.
Aperta nel 1926, fu una delle prime highway federali e collega ben 8 stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, Nuovo Messico, Arizona e California. 3775 chilometri che hanno raccolto sogni e speranze della gente che dall’est si spostava verso la calda California, infranti quando la strada venne rimossa dal sistema delle Highway nel 1985. Sulle mappe odierne è tornata con il nome di Historic Route 66.
È sulla 66 che è stato anche inventata l’industria del fast food con il Red Giant Hamburgs a Springfield (Missouri), che fu il primo drive-in, ed il primo McDonald’s a San Bernardino. Cambiamenti come questi al paesaggio hanno cementato la reputazione della 66 come un esempio quasi perfetto del microcosmo culturale dell’America, adesso strettamente legato all’automobile.
Un giorno a Chicago, la città dei grattacieli che danno sul lago Michigan, prima di partire è d’obbligo. Il Millenium Park ed il BP Bridge dal quale si può ammirare lo skyline di Chicago con la Willis Tower, uno dei grattacieli più alti degli Stati Uniti. Terminato il giro in città è tempo di raggiungere l’angolo tra la Michigan Avenue e l’Adams Avenue, che segna l’inizio della Route 66.
Prima di arrivare a Springfield si incontrano le tradizionali stazioni di benzina americane e le iconiche insegne che segnalavano le attività lungo la route. Come l’enorme statua dei Blues Brothers sul tetto dello storico negozio di gelati Rich and Creamy ed il Gemini Giant del Launching Pad a Wilmington, ma anche i Murales di Pontiac dedicati alla route 66 e alla storia della città. Si giunge infine a Springfield in cui è nato Abramo Lincoln. Qui è possibile visitare la sua casa e la sua tomba.
Lasciato l’Illinois e si procede verso il Missouri. La prima fermata è a St. Louis dove si trova il Gateway Arch, l’arco in acciaio più alto al mondo (192 metri) dal quale è possibile godersi la splendida vista dell’intera città. Meritano una visita anche: la Cattedrale di St. Louis, il Forest Park e il City Museum.
Si lascia il Missouri e si attraversa un piccolo tratto del Kansas per poi entrare nello Stato dell’Oklahoma. Lungo il tragitto si incontrano lo storico 66 Drive-in di Carthage e la balena gigante di Catoosa. Una breve sosta a Tulsa, la capitale dell’Art Deco, dove si consiglia di visitare l’affascinante stazione ferroviaria. Si prosegue verso Oklahoma City, la città dei cowboy. Ed infine una sosta a Clinton per visitare il museo dedicato alla storia della R66.
Entriamo nel quinto stato: il Texas. Chilometri di paesaggi desolati e di cittadine abbandonate. Si prosegue dritti fino ad Amarillo per visitare l’iconico Cadillac Ranch. Dopo Amarillo c’è Adrian dove è segnato il midpoint (metà percorso) della Route 66.
Tucumcari è il primo paese del New Mexico attraversato dalla Route. Citata nel film In un pugno di dollari di Sergio Leone racchiude l’anima della cultura Apache. Paludi tropicali, canyon e sterminati deserti ecco cosa aspettarsi dalla prima tappa in New Mexico.
Da Tucumcari si passa ad Albuquerque, tra le città più grandi del New Mexico, storica location della serie cult Breaking Bad. Da qui, una piccola deviazione a Santa Fe per un breve tour di questa cittadina a dir poco caratteristica.
Ci si rimette sulla Route e ci si prepara ad entrare in Arizona. Qui la natura offre paesaggi da mozzare il fiato. Percorrendo la strada per arrivare a Flagstaff si incontra il Four Corners, che celebra il punto in cui si incontrano i 4 Stati dell’Unione: Arizona, Colorado, New Mexico ed Utah. Per i fan degli Eagles la tappa obbligatoria è a Winslow, città resa famosa proprio dalla band. Circa un’ora di macchina e si arriva a Flagstaff con le sue attrazioni naturali: Antelope Canyon e Meteor Crater. Impossibile lasciare l’Arizona senza visitare il Grand Canyon.
Siamo quasi al termine del tour e si riparte alla volta dell’ultimo stato, la California. Qualche altra ora di guida e si arriva Bartstow, prima cittadina della California. Segnali stradali dell’epoca, locali che rievocano i mitici anni ‘50, il museo dedicato alla Route 66 ed il Desert Discovery Center.
La penultima tappa dell’itinerario, la famosa città degli Angeli: Hollywood, Beverly Hills, gli Universal Studio e poi ancora la vicina spiaggia di Malibu dove è possibile percorrere il pontile più bello degli Stati Uniti.
L’ultimo tratto della Route 66 porta da Los Angeles a Santa Monica. Bisogna arrivare al molo per vedere l’ultimo cartello di questo viaggio pazzesco: Route 66 End of the Trail. Un ultimo tocco di bellezza per chiudere in maniera romantica questo itinerario: una passeggiata sul pontile di Santa Monica ed un giro sulla ruota panoramica.
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