Sulle rive del Gange per circa un mese, i quattro Beatles ebbero molto tempo per pensare, suonare e sperimentare. E durante il loro soggiorno indiano composero una trentina di brani che di lì a poco avrebbero dato vita al White Album, capolavoro tra i tanti capolavori.
L’incredibile storia dei Beatles raccontata da un viaggio. Torniamo al 1968 con il soggiorno spirituale dei Beatles in India nell’ashram di Maharishi Mahesh Yogi.
Siamo nel 1967 e i Beatles, già da qualche tempo, nutrivano un interesse per elementi della tradizione orientale da inserire nella propria musica, e avevano fatto uso di droghe nel tentativo di “espandere la coscienza”. È così che, dietro il suggerimento di Pattie Harrison, la moglie di George Harrison, assistono a una lezione tenuta da Maharishi Mahesh Yogi presso l’Hilton di Park Lane, a Londra, nell’agosto 1967. Ai Beatles furono riservati posti in prima fila e furono invitati a incontrare di persona il guru: durante quell’incontro egli propose loro di partecipare a un ritiro che si sarebbe svolto a Bangor, nel Galles. Insieme a loro altre celebrità dell’epoca come Mick Jagger, Marianne Faithfull e Cilla Black.
Proprio in quel periodo, la band viene colpita dalla tragedia del suicidio del loro manager Brian Epstein. Così, in cerca di “risposte”, iniziarono a pianificare un ritiro nell’ashram indiano del guru nell’ottobre di quell’anno.
È il 16 febbraio 1968. I Beatles, con le rispettive compagne, volano in India per seguire il corso di Meditazione Trascendentale con Maharishi Mahesh Yogi.
L’ashram di Maharishi Mahesh Yogi, situato nei pressi di Rishikesh, a differenza delle altre case di meditazione – austere e spartane – era lussuoso, ricco e confortevole. Era progettato per incontrare i gusti occidentali e appariva molto lussuoso. Era stato costruito nel 1963 grazie a una donazione di 100.000 dollari fatta dall’ereditiera americana Doris Duke ed era in progetto la costruzione di una pista d’atterraggio per jet privati!
In quel periodo il guru era all’apice del suo successo, ma anche al centro di turbolente critiche e, grande imprenditore di se stesso, aveva capito l’importanza di avere i Fab Four dalla sua parte.
La vita al monastero scorreva placida e tranquilla. Tutti i pasti, soprattutto vegetariani – preparati da un cuoco inglese – erano consumati nella sala comune all’aperto. Il momento clou della giornata era costituito dalle sessioni di meditazione e dalle conferenze in auditorium, supervisionate da Maharishi Mahesh Yogi, il quale discuteva con i suoi adepti, adagiato su di un letto profumato di fiori.
Ma, all’improvviso, qualcosa cambia, si rompe, irrimediabilmente: inizia il declino della storia dei Beatles. Il protagonismo, l’accecante adulazione, le manie di protagonismo e la voglia di arricchire l’ashram decretarano la fine dell’esperienza dei Beatles in India. Il primo ad abbandonare l’ashram fu Ringo Starr, McCartney rimase per svariate settimane, mentre John Lennon e George Harrison lasciarono l’India successivamente in preda a forti dubbi sul comportamento arrivista di Maharishi Mahesh Yogi. Così, presero armi e bagagli e lasciarono «l’accampamento del pazzo», come l’aveva definito Lennon.
Il soggiorno genererà capolavori musicali e una spiccata evoluzione spirituale dei quattro, ma cambierà anche la storia del gruppo. Infatti, l’uso massiccio di alcool e sostanze stupefacenti, unite ai problemi personali che ognuno dei quattro portava già con sé, rese impossibile la prosecuzione del sodalizio tra i membri della band. L’arte della meditazione non li salvò dalle burrascose liti che in breve tempo decretarono lo scioglimento della band nel 1970.
Bob Spitz, un biografo, ha descritto il viaggio come un momento di spettacolare creatività per i vari membri della band, e una salutare fuga dal «vortice della fama» che consumava le loro vite a Londra. Il viaggio dei Beatles in India avrà anche non poche ripercussioni sul modo di suonare e di comporre della band inglese. La maggior parte dei brani contenuti in White album e in Abbey road, hanno visto la luce proprio nel monastero himalayano, incluse Back in the U.S.S.R. e Dear Prudence.
L’ashram di Rishikesh, infatti, fu determinante per la crescita compositiva e strumentale dei quattro musicisti. Diverse le condizioni favorevoli nell’ashram che favorirono la realizzazione del disco. La grande quantità di tempo libero dedicata alla creatività e alla composizione. Ma anche l’assenza di elettricità che li costrinse a utilizzare le chitarre acustiche, affinando le competenze strumentali. Proprio qui impararono, da Donovan (altro discepolo del Maharishi), la tecnica del finger-picking, che sarebbe stata usata in più di una traccia dell’album. Acquistarono perfino degli strumenti tipici in un negozio locale!
Il White Album che ne scaturirà è una colonna sonora ricca di suggestioni e straordinarie invenzioni musicali. È un calvario di suoni e distorsioni, in continuo bilico tra rock’n’roll ed eteree ballate dall’appeal psichedelico. Ma la traccia più entusiasmante ed emotivamente riuscita è “While My Guitar Gently Weeps“, ad opera di un George Harrison sempre più maturo dal punto di vista compositivo.
Oggi molti degli edifici originari sono stati demoliti, ma alcune strutture anonime del ’68 sono ancora in piedi, spiega Anand Srivastava, il nipote del Maharishi, che per anni ha contribuito a gestire l’ashram. Tra gli edifici rimasti, l’ufficio postale dove Lennon aspettava le lettere da Yoko Ono e le stanze da letto simili a una cripta del Maharishi, che ora sono abitate dai pipistrelli. Sono sopravvissute anche 84 piccole caverne per meditare, ormai annerite dal tempo.
L’ashram era rimasto operativo per molti decenni dopo che i Beatles se ne erano andati, e aveva ospitato decine di sadhu, o santoni, che vivevano in piccoli capanni a cupola e meditavano con la schiena perfettamente dritta. In seguito lo Yogi Maharishi abbandonò l’India per alcune non risolte questioni fiscali e il terreno, preso in gestione dal governo nel 2000, rimarrà in uno stato di totale abbandono, alla mercé di leopardi ed elefanti di una riserva vicina. Ma il complesso rinascerà a breve. Il progetto prevede un nuovo museo metterà in mostra quello che rimane dei Beatles e di Maharishi Mahesh Yogi.
Ai piedi dell’ashram, i centri di yoga sono spuntati come funghi lungo il Gange, e si incontrano visitatori da tutto il mondo. C’è perfino un locale dedicato alla musica dei Beatles, che serve cibi gluten-free e dà su una serie di colline avvolte nella foschia.
Condividi su:
Partendo dalla capitale Delhi, si attraversa il cuore dello storico stato del Rajasthan, alla scoperta delle sue tradizioni e del suo splendido passato fino all’emozionante…
Scopri i dettagli dell'offertaUn viaggio alla scoperta dell’India del Sud: la regione del Tamil Nadu con la sua cultura originale, i suoi templi in pietra e le danze…
Scopri i dettagli dell'offertaPotrebbe interessarti anche
Animi nomadi al servizio di menti curiose.
Non perderti le nostre rubriche, nutriremo la tua sete di conoscenza e la tua voglia di esplorare il mondo.