Turbolenza di David Szalay racconta storie di persone normali, legate da un filo invisibile che gira intorno al mondo. E’ un libro che vi trasporterà da ovest a est del pianeta in poco meno di 130 pagine.
Ogni capitolo ha come titolo soltanto il codice aeroportuale IATA: LGW – MAD, MAD – DSS, e così via. Perchè è da lì, dagli aeroporti, che partono queste storie. Non singole storie separate, ma storie di vite interconnesse dove gli aerei fanno da sfondo a qualcosa di più profondo.
Gli aerei che fanno da sfondo a queste storie non sono più solo un mezzo per vedere il mondo, visitar posti esotici e meravigliarsi. Oggi più che mai gli aerei sono un modo per visitare l’umanità sparpagliata: amici, parenti, congiunti. Ormai la curiosità e la voglia di viaggiare sono solo alcuni dei motivi che ci spingono a prendere un aereo.
Si parte da Londra, in viaggio verso Madrid, e nel secondo capitolo si va da Madrid a Dakar, per poi muoversi dalla capitale del Senegal a San Paolo, da San Paolo a Toronto, a Londra. La protagonista del primo viaggio incontra il protagonista del secondo, che a sua volta avrà a che fare con l’attore principale del terzo, che ci introdurrà a quello del quarto, e così via. Ogni volta che si apre una porta si ritrova un personaggio che ha abitato la precedente.
“Che scomodità, dover scavalcare il sedile vuoto sul lato del corridoio per lasciarla passare. E mentre lei faceva lo stesso, si domandò come mai non si fosse messo direttamente lì, visto che non c’era nessuno: avrebbero entrambi avuto più spazio.”
Un romanzo circolare, quindi, dove le trame concatenate dovranno fare i conti con l’impossibilità di alcuni soggetti di nascondere i propri segreti, oppure di gestire i sentimenti, perché la vita non è mai come appare. Bisogna appellarsi al coraggio, per non restare imprigionati nei cosiddetti “non luoghi”, gli spazi degli aeroporti.
I racconti sono talmente brevi che scorrono fluidi ed è impossibile distrarsi prima di averne finito uno. I racconti sono ridotti all’osso, sono stati commissionati dalla BBC Radio come pezzi radiofonici.
I temi che affronta Szalay sono vasti: l’amore materno, la malattia e il lutto; la violenza sulle donne, l’omosessualità e la sua repressione, amori fugaci e storie che finiscono. Tutto capita lì giù sulla terra, mentre in aria gli uomini e le donne insieme ai loro pensieri continuano a essere smossi da noiose Turbolenze.
“Ciò che odiava anche della turbolenza più lieve era il modo in cui poneva fine all’illusione di sicurezza, il modo in cui rendeva impossibile fingere di trovarsi in un luogo protetto.”
Il ritmo è leggero, ma il tono di voce cambia in base al tema trattato.
Ogni storia messa in scena è la storia di un rapporto rotto e instabile, senza empatia, dove i sentimenti vengono lasciati indecifrati. Sono madri e figli, donne sposate e amanti, capi e dipendenti, mariti e mogli, tutti chiusi dietro imbarazzi e paure tra di loro, ma sono velocissimi nel muoversi da un Paese all’altro.
Le turbolenze, nel libro di Szalay, sono quasi protagoniste e sono descritte in maniera molto realista (chi ha paura di volare se ne accorgerà certamente): l’ossessiva attenzione per i rumori, anche minimi, in cabina (a partire dal “rumore dei motori, un rumore monotono come di una grossa cascata da qualche parte lì vicino” descritto all’inizio di un capitolo); l’impossibilità di ricondurre alla razionalità quel che sta succedendo intorno a sé (come l’anziana donna che durante una forte turbolenza “si guardò intorno, quasi stupita di essere ancora viva“); l’irrinunciabile legame istintivo con gli altri passeggeri, compagni di una sorte che può diventare tragica da un momento all’altro – almeno secondo noi.
Le persone di Szalay non sono unite soltanto dalla casualità temporanea e quotidiana del viaggio in aereo ma da un destino esistenziale fatto di caos calmo e imprevedibilità, di tragedie e nuovi amori, di solitudine e di speranze.
Tutto è possibile, per i personaggi fra le nuvole di Turbolenza, e quindi tutto spaventa quanto un sibilo fuori posto o uno sguardo preoccupato sul volto di una hostess.
Semplici accenni di storie, veloci, ma che ci fanno immergere totalmente nei loro sentimenti, nel loro senso di inadeguatezza, nella disperazione per la morte, nella malinconia per la fine di un amore. La precarietà della condizione umana con gioie e frustrazioni viene descritta qui in meno di centotrenta pagine.
Consigliato agli amanti dei racconti, ma soprattutto a chi, in un periodo così incerto per i turismo, vuole accomodarsi sulla poltrona, guardare fuori dal finestrino e immergersi… nelle vite dei propri compagni di viaggio.
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