L’imprevedibile viaggio di Harold Fry è stato scritto nel 2021 da Rachel Joyce ed è il suo romanzo di debutto, per cui ricevette il premio “Nuovo scrittore dell’anno” dal National Book Awards.
Harold Fry è un pensionato qualunque che non ha mai fatto granché nella vita se non rimanere nell’ombra, facendo attenzione a non dare nell’occhio. Harold compie ogni gesto in modo abitudinario e nulla sembra intaccare le sue giornate, fino a quando non riceve una lettera da una sua vecchia collega.
«Era un martedì quando arrivò la lettera che avrebbe cambiato ogni cosa. Un normalissimo mattino di metà aprile che profumava di bucato fresco e di erba tagliata. Harold Fry era seduto a far colazione, sbarbato a puntino, con la camicia immacolata e la cravatta, in mano una fetta di pane tostato che però non stava mangiando.»
Siamo a Kingsbridge, nel sud dell’Inghilterra. Harold Fry ha 65 anni, è andato da poco in pensione e vive con la moglie Maureen una vita fatta di abitudini e silenzi. La sua vita è da sempre molto grigia e tutti o quasi lo considerano un inetto, forse perché è sempre stato un uomo mite e senza particolari talenti, un tipo che passa inosservato ai più. Eppure qualcosa di imprevedibile avviene in lui quando riceve una lettera da parte di Queenie, una sua vecchia collega e forse l’unica amica che abbia mai avuto. Queenie, che non sente da molti anni, gli scrive da Berwick-upon-Tweed per dirgli addio. È infatti una malata terminale di cancro ed è sola, accudita in una casa di riposo.
Harold decide di scriverle una lettera ma, nell’andare ad imbucarla, si rende conto che non è abbastanza. Queenie è infatti sempre stata buona nei suoi confronti. Passo dopo passo, buca delle lettere dopo buca delle lettere, in maniera quasi del tutto inconscia, il pensionato decide di raggiungere Berwick-upon-Tweed a piedi. Infatti, dopo un incontro con una cameriera in una stazione di servizio, si convince che camminare a piedi fino a Berwick-upon-Tweed farà sopravvivere la sua amica. E così, continua a camminare.
Il viaggio di Harold è un viaggio improvvisato e inaspettato. Il protagonista non è un camminatore professionista e nulla di lui è pronto all’impresa che ha deciso di compiere. I suoi abiti non sono adatti: è uscito in camicia e cravatta e con addosso semplici scarpe di tela. Il suo fisico non è preparato e dopo pochi giorni i dolori invadono il suo corpo e diventano insopportabili. La sua mente non è abituata a ritrovarsi libera di esplorare ricordi e memorie. Tutto ciò rischia di fermare Harold più di una volta.
Le sue scarpe di tela si consumano, i piedi sanguinano e fanno male, ma Harold non si ferma. Qualche volta vacilla e si accorge che i ricordi sono il dolore più inaspettato di tutti e che sono loro a costituire il vero ostacolo da superare durante il percorso. Ma, nonostante tutto, continua a camminare, non si arrende, convinto che questo suo pellegrinaggio salverà la sua buona amica.
Attraversa l’Inghilterra vedendo i luoghi con occhi diversi. Li visita da turista, spedisce cartoline, alloggia in piccole pensioni e compra souvenir per Queenie e per Maureen, le due donne che, in modo diverso, lo attendono colme di speranza.
Il viaggio in Inghilterra raccontato in questo libro è solo un pretesto per un percorso introspettivo. Un percorso alla ricerca di risposte, ricordi e di una felicità che spesso viene accantonata in angoli bui delle nostre case, in parole mai pronunciate e in sguardi silenziosi.
“Forse, quando si scende dalla macchina e si usano i piedi, si vede ben più del paesaggio”
C’è un po’ di Harold in ognuno di noi ed è per questo che il libro di Rachel Joyce riesce a colpire così tanto. Le paure e i timori del protagonista sono anche i nostri. Rimpianti e dubbi attanagliano la vita di chiunque. E il tempo per rimediare agli errori sembra sempre essere troppo poco. Per questo l’imprevedibile viaggio compiuto da Harold è capace di smuovere la coscienza del lettore.
Camminando, Harold inizia nuovamente a vivere, a pensare, a sentire e sentirsi, seguire il filo dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti e rimuginare su un passato doloroso che non ha mai accettato. Camminando, si tuffa a capofitto dentro se stesso, esplorando anni passati e ricordi cancellati. La forza del romanzo sono proprio le riflessioni del protagonista, una sorta di monologo interiore dall’accesa valenza umana.
“Non vedeva più la distanza in termini di chilometri. Adesso la misurava con i ricordi.”
Durante il cammino, mentre cocciuto mette faticosamente avanti un piede dopo l’altro in scarpe inadeguate e malridotte, si sofferma a guardare gli sconfinati paesaggi, e soprattutto si imbatte in persone che hanno solo voglia di raccontarsi, di trovare qualcuno disposto a starle a sentire.
“Capì che il suo viaggio a piedi, quel camminare per espiare i propri errori, era anche un modo per accettare le stranezze degli altri. Essendo di passaggio, si trovava in un luogo dove tutto, non solo gli spazi, era aperto. La gente si sentiva libera di parlare, e lui era libero di ascoltare. Di portarsi via un po’ di loro.”
Durante il suo cammino, il mondo viene a conoscenza della sua missione. Harold finisce su tutti i giornali, sulle radio e nelle televisioni. Giornalisti e curiosi si accalcano fuori dalle mura della casa in cui Maureen lo aspetta, seguendo il percorso su una cartina appesa al muro. Altri decidono di unirsi ad Harold e di proseguire il cammino insieme a lui, ognuno con le sue motivazioni, egoistiche e non.
Harold Fry diventa un eroe moderno, uno che per molti aspetti assomiglia a Forrest Gump, da cui probabilmente Rachel Joyce si è lasciata rapire e ispirare.
È una storia semplice ma a tratti commovente, di un uomo ormai anziano, molto solo e amareggiato, condizionato da un passato doloroso. Crede di aver sbagliato molto, di non poter più riscattarsi, e invece scopre, col candore di Forrest Gump, che mentre si vive tutto può cambiare. Impara che si è sempre in tempo per dire grazie, per meritare il perdono, per provare a rendere migliori noi stessi e la vita di chi ci ama.
Un romanzo che smuove le coscienze, che aiuta a riflettere e che porta a interrogarsi su noi stessi e sulle nostre priorità. È un libro semplice e una storia scorrevole che si lascia leggere con tenerezza e curiosità. È un inno all’amore e all’amicizia. Una storia ricca di speranza e di luoghi incantevoli.
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