Messico e nuvole è un brano del 1970, scritto per la musica da Paolo Conte mentre il testo è di Vito Pallavicini.
A lanciarla nel mondo discografico è Enzo Jannacci nell’album La mia gente proprio del 1970 con il titolo Mexico e nuvole. Nel 1988, invece, sarà lo stesso Conte ad inciderla nel disco Paolo Conte live e nello stesso anno la canzone compare anche in un altro album di Jannacci intitolato Quando un musicista ride.
Il brano è stato riproposto anche da Fiorella Mannoia e da Giuliano Palma & the Bluebeaters e dai Negramaro.
Tra i Paesi più affascinanti del mondo, meta fantasticata da tanti viaggiatori. Il Messico è un Paese ricco di contraddizioni, dove la bellezza convive con la povertà, la magia mistica dei ruderi precolombiani con la violenza delle strade dei quartieri di periferia, un viaggio in Messico è un’esperienza di vita. Che non si dimentica.
Il contesto della canzone è quello di un’usanza che avevano molti italiani negli anni 60. Prima della legge del 1970, infatti, gli italiani erano soliti andare in Messico non solo per vacanza. Si andava anche per conoscere una ragazza, ma anche per divorziare (ecco il motivo delle nuvole).
Il Messico di Conte era la terra ancora sconosciuta, impregnata di malinconia e disincanto. Desiderata in nome dell’amore, e rifiutata in virtù di un legame egoistico con la propria terra.
Il testo del brano parla di un amore lontano provato da un uomo verso una donna che vive in Messico e che viene definito amore di contrabbando. L’uomo desiste dal tornare in Messico preferendo di restare nella propria realtà e di osservare con malinconia il proprio cielo pensando al suono di una chitarra che accompagnarà i passi della donna che vive la faccia triste dell’America. A sottolineare quest’aria malinconica c’è quel suono di un’armonica soffiata dal vento e la continua voglia di piangere che viene al protagonista innamorato ma poco convito ad oltrepassare le barriere logistiche e culturali per amore.
Lei è bella, lo so
È passato del tempo e io
Ce l’ho nel sangue ancor
Io vorrei, io vorrei
Ritornare laggiù da lei
Ma so che non andrò
Questo è un amore di contrabbando
Meglio star qui seduto
A guardare il vino che butto giù
L’autore, quindi, si chiede anche della incoscienza degli uomini nel pronunciare tanti sì e, quindi, di sposarsi pur sapendo di vivere un amore provvisorio.
Chi lo sa come fa
Quella gente che va fin là
A pronunciare sì, mah!
Mentre sa che è già
Provvisorio l’amore che
C’è sì, ma forse no, no
Queste son situazioni di contrabbando
A me non sembra giusto
Neanche in Messico, ma perché
Amore e malinconia, mancanza di coraggio e di spirito di avventura, legame con la propria terra ma anche una sorta di egoismo, sono un po’ i temi che emergono da questa canzone dal ritmo affascinante e coinvolgente. Un successo della nostra musica figlio di una squadra di autori guidata da un grande nome quale quello di Paolo Conte.
Intorno a lei, intorno a lei
Una chitarra risuonerà
Per tanto tempo ancor
È il mio amore per lei
Che i suoi passi accompagnerà
Nel bene e nel dolor
Queste son situazioni di contrabbando
Tutto si può inventare
Ma un matrimonio non si può più
Qui la canzone nella versione cantata da Enzo Jannacci:
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