Home » On The Road: un viaggio nell’America della Beat Generation
On the road, o Sulla strada tradotto in italiano, è il capolavoro di Jack Kerouac. Un romanzo autobiografico che ha conquistato generazioni di giovani divenendo un manifesto della Beat Generation.
Pubblicato per la prima volta nel 1957, è stato classificato tra i migliori libri del secolo ventesimo e considerato uno dei migliori libri di viaggio mai scritti.
Un libro dalle molteplici chiavi di lettura, incentrato sul viaggio on the road dei protagonisti, Sal Paradise, alter ego dell’autore, e Dean Moriarty (Neal Cassady). Un viaggio alla scoperta degli Stati Uniti d’America e nell’ultima parte, del Messico, lungo diversi anni di spostamenti.
Un modo di viaggiare, il loro, da vagabondi, da spiriti liberi e ribelli desiderosi di una vita diversa, opposta al bigottismo dell’America dei loro tempi.
Sal Paradise è un giovane studente di New York che dopo l’incontro con Dean Moriarty, ribelle, sognatore e amante di donne, alcol e droghe, inizia a provare l’irrefrenabile desiderio di partire.
Quattro viaggi nei paesaggi americani, nelle estreme diversità di un Paese sconfinato e nelle sue contraddizioni. Ma anche quattro viaggi nei desideri e nelle incertezze della gioventù americana, nei sogni e nelle fascinazioni di chi scrive.
I due amici vivranno avventure che li vedono profondamente uniti ma anche separati. Se infatti nella prima parte del romanzo Sal ammira l’anti-conformismo dell’amico, nel corso del libro sente il peso di quel modo di vivere che lo allontana da un’esistenza più tranquilla. E sarà proprio attraverso il viaggio che Sal imparerà a conoscersi e a capire quali sono i suoi desideri più autentici.
Sul piano letterario non c’è una semplice sequela di avvenimenti. Lo stile è vagamente caotico proprio come le vite dei personaggi dell’opera. Uno stile ora frenetico, ora psichedelico e rilassato, ora triste, depresso a volte, ma sempre vivo.
Sulla Strada, come viene chiamato il libro di Kerouac in Italia, è il resoconto dei viaggi straordinari compiuti dal suo protagonista. Ma è anche il racconto di un Paese, gli Stati Uniti, che negli anni Cinquanta viveva un periodo di grande espansione, ma anche di forte incertezza.
I paesaggi immensi e le immense metropoli fanno da sfondo al sogno di una nuova generazione che vuole libertà, allontanandosi dai valori borghesi e bigotti che contraddistinguevano la società dei loro padri.
Il romanzo di Jack Kerouac è il manifesto della Beat Generation, che ritrovava nel viaggio il senso stessa della vita. Il manifesto di una generazione di giovani che desideravano un’esistenza anticonformista, completamente diversa dall’opulenza della società consumista degli anni Cinquanta negli Stati Uniti. Il modo più semplice per averla era avere uno stile di vita nomade, un vagabondare che non porterà da nessuna parte. Alla fine si sarà costretti a ritornare, ma il viaggio sarà stato meraviglioso e di certo indimenticabile!
“Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita.”
Quante volte lo abbiamo visto nei film e sognato? Prendere una macchina, o un camper, e partire alla scoperta degli Stati Uniti. È un sogno comune che alberga nei desideri più profondi dei più inguaribili viaggiatori.
Il girovagare di Sal Paradise vi porterà proprio lì, mostrandovi le bellezze degli Stati Uniti, ma anche le loro contraddizioni e difficoltà.
Sono viaggi irripetibili quelli di Sal, viaggi che raccontano gli ideali e i desideri della gioventù degli anni Cinquanta, ma nonostante tutto sono viaggi da cui prendere spunto.
Paterson, New Jersey è il luogo dove Sal vive con la zia, luogo nel quale progetta i suoi viaggi e dove trova rifugio sicuro dopo qualsiasi vagabondaggio. New York, invece, è il luogo di partenza, dove si trova il Greenwich Village, luogo di raduno dell’élite intellettuale hipster. Qui troviamo per la prima volta Sal e Dean, viaggiare verso un appuntamento con due ragazze di colore che non si fecero vedere.
Chicago (Illinois), è luogo dal quale si dipana la route 66 verso Santa Monica, attraversando quasi in linea retta il territorio degli States. Sal a Chicago sente il vento venir dal Lago Michigan, va a sentire il Bebop di Charlie Parker e Miles Davis, nel quartiere Loop (downtown), fa lunghe passeggiate intorno alla South Halsted e alla North Clark e un’unica lunga camminata dopo mezzanotte nei quartieri malfamati. A Davenport, Iowa, Sal vede per la prima volta il suo adorato fiume, Mississippi. Mentre North Platte, Nebraska, Sal riceve un passaggio da un cowboy, che gli racconta della crisi del ’29 e degli hobo.
A Denver, Colorado, Sal va a dormire nella camera di Chad King e poi diventa ospite di Tim Gray. Incontra Carlo Marx che gli dà l’indirizzo di Dean Moriarty. Central City, è il luogo di un’escursione in montagna, partita da Denver, che Sal fa con Babe Rawlins, sulla macchina del suo principale, con Ray Rawlins al volante, Tim Gray buttato dietro. Salt Lake City, Utah è il luogo di nascita di Dean, ma per Sal è un luogo di passaggio fino a Reno, Nevada, sulla Sierra Nevada e oltre fino ad arrivare alla Area della Baia di San Francisco.
San Francisco, in California, è il polo opposto a New York, dove l’avanguardia si spostò, sulla collina dei pescatori italiani, di Little Italy, che originariamente abitavano la zona e vi sono in gran numero rimasti, conservando abitudini non ancora del tutto alienate. Los Angeles, invece, è un altro punto d’arrivo ma solo questo. Da Prescott, in Arizona, ad Albuquerque, in Nuovo Messico, a Dalhart, in Texas.
E poi Kansas City, Saint Louis (Missouri), sulla strada del ritorno. Indianapolis, nell’Indiana, di passaggio flirta con una ragazza che tornava dalla raccolta delle mele. Da Columbus (Ohio), a Pittsburgh (Pennsylvania), a Washington DC e di nuovo a svernare a Paterson.
Kerouac registra quello che vede, il paesaggio, la natura e gli americani, registra quello che dice la gente che lui incontra sulla strada americana della fine degli anni ’40. Noi leggiamo l’alienazione del sottoproletariato americano, registrato da Kerouac quasi ingenuamente. Quando scrive i suoi appunti di viaggio, infatti, l’autore non ha in mente nessuna rivoluzione beat. All’epoca, questo libro non lo vuole pubblicare nessuno e passano circa 6 anni, prima che venga pubblicato. Anzi, la critica lo trova mediocre, noioso, ripetitivo.
Kerouac registra quel che sentono lui e il suo amico Neal Cassady, le loro emozioni: tanto entusiastica è la partenza verso qualche luogo, tanto vuota deludente è la permanenza nel luogo di arrivo. Allora si programma un nuovo viaggio pieno di promesse, che vengono deluse dalla sensazione di vuoto che si va a sperimentare. All’euforia del progetto, corrisponde la depressione della sua realizzazione. Dalla piccola e ingenua visione di sé e di quello che lo circonda, il lettore passa a riflette sul progetto americano della felicità e della ricchezza per tutti, chiamato dalla propaganda dell’epoca American way of life, che è rimasto un sogno americano.
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