Home » Rosso Istanbul: due destini, tanti ricordi e una città
Rosso Istanbul (novembre 2013) è il primo libro di Ferzan Özpetek, regista cinematografico di fama internazionale, autore di film come Le fate ignoranti, Saturno contro e Mine vaganti.
Nato a Istanbul nel 1959, Ferzan Özpetek si è trasferito in Italia alla fine degli anni ’70 per studiare Storia del Cinema all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha lavorato come assistente alla regia, collaborando con Massimo Troisi, Maurizio Ponti, Sergio Citti, Marco Risi ed altri ancora. Nel 1997 ha finalmente diretto il suo primo lungometraggio Il bagno turco – Hamam, presentato alla Quinzaine des realizateurs al Festival di Cannes, che ha avuto un grande successo, affermandolo come regista.
La casa dell’infanzia di Ferzan – nel quartiere Kalamış – sta per essere demolita, quella in cui lui è cresciuto e sua madre è invecchiata (a cui dedica la copertina con una foto da giovane). La casa in cui suo padre – “l’eroe che mi è mancato” – è stato spesso assente, dove si sono intrecciate innumerevoli figure femminili, dalla zia Betul alla governante Diamante, figure che hanno profondamente influenzato la personalità del regista.
In sottofondo, i ricordi collegati alla città: una città che non rinuncia ad essere la Città, dove i destini si intrecciano e il rosso è più di un colore. Ferzan Özpetek ci racconta dei luoghi della sua infanzia e di una madre che ripensa “bellissima e malinconica. […] con i suoi segreti e le sue lacrime” e che si presenta ora con il suo “sguardo troppo lontano, il passo incerto, le mani deboli e fragili, e quello smalto scarlatto”.
I luoghi e le persone cambiano, ma i ricordi rimangono vividi; come l’amore per Yusuf, a cui sono legati ricordi che lo trascineranno in un viaggio tutto interiore per rimettere insieme frammenti di emozioni ancora vive e per dare alle cose il loro giusto significato.
“E poi è rosso, rosso ovunque, per tutti i giorni che seguono, freneticamente. Al ritmo delle pentole che le donne anziane con il velo battono alle finestre per dire che sì, anche loro sono d’accordo, stanno dalla parte dei manifestanti. E’ rosso per i garofani scarlatti che i manifestanti portano per strada, che offrono ai militari: segno di pace, di rivoluzione, di resistenza”.
Così la descrive Anna, l’altra protagonista del libro, la Lei di queste pagine. Un viaggio iniziato come una vacanza ma che assumerà significati tutti nuovi, alla scoperta di una città che non ha paura di esistere. Travolta dagli eventi dei giorni della protesta, la donna in fuga incrocerà la strada del regista per ritrovare con lui il senso delle parole. Le vicissitudini di Ozpetek e quelle di Anna si intrecceranno, ma le vicende di Anna sono raccontate da una voce esterna, il che contribuisce ad aumentare la curiosità e il mistero sul chi sia a raccontare le vicissitudini dell’altro protagonista.
La Istanbul di queste pagine ha un’essenza unica, quella compresa solo da chi la conosce e l’ha vissuta, da chi sente il suo richiamo anche a distanza di chilometri, da chi è fiero del suo coraggio e della sua resistenza.
Rosso Istanbul ci parla di una città elettrica ed eclettica, sospesa tra modernità e tradizione. E’ un omaggio al viaggio, ai ricordi, alle partenze e ai non ritorni, alla nostalgia del passato che non se n’è mai andato.
Il traghetto per Karaköy, il vecchio cinematografo Emek, con le sue poltroncine di velluto rosso; i dolci della pasticceria Baylan a Kadıköy; il glicine viola nella villa dei vicini, le kofte speziate preparate secondo la ricetta segreta dei genitori e la stazione di Haydarpaşa, sul mar di Marmara, da cui un tempo partivano i treni per “un Oriente vicinissimo”.
“Dopo Istanbul ho amato molti mari. […] Ma il mare che porto dentro, come un sasso levigato dall’acqua e raccolto sulla riva, è quello della mia adolescenza. E’ il Mar di Marmara. Uscivo di casa, con l’asciugamano al collo, attraversavo il giardino e andavo al mare a piedi. C’era una piccola baia dove potevamo noleggiare le barche a remi. C’erano i quattro ragazzi che affittavano le barche: il venditore di köfte, le polpette di carne. E c’era lui, Yusuf”.
Rosso Istanbul è un canto di amore che ognuno di noi vorrebbe fare alla propria terra natale, alle proprie origini. E’ un inno al ricordo di quello che eravamo e che siamo stati, a cui guardiamo spesso con nostalgia e rimpianto, ma anche con spensieratezza e purezza.
Rosso Istanbul è un romanzo contro i pregiudizi, un inno all’amore e alla nostalgia.
E’ un invito a raccontare la propria storia e ad accoglierla, una guida tra i ricordi, dai più belli ai più dolorosi, al fine di trarne la luce giusta che guiderà il nostro cammino.
Da Rosso Istanbul, Ferzan Özpetek ricava anche un film nel 2017. “Il film – dichiara il regista – di tutti coloro che hanno vissuto questa città e che nonostante tutto continuano a tenerla viva.”
Il film a livello narrativo si discosta quasi totalmente dal romanzo, ma rimangono i temi centrali: il ritorno a casa, il viaggio emotivo, la nostalgia ed ovviamente Istanbul, la protagonista. Non solo i suoi colori e la sua atmosfera, ma perfino i suoni ed i rumori di Istanbul, tanto che il regista ha volutamente limitato le musiche all’interno del film per dare risalto alla multiforme colonna sonora prodotta dalla città stessa.
Un film che gli amanti di Istanbul apprezzeranno, non tanto per la sua trama ma quanto per la capacità del regista di raccogliere la sua vera essenza.
Qui il trailer:
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