Home » Sì viaggiare: la metafora della vita di Battisti e Mogol
Sì viaggiare, fu pubblicata in 45 giri nel marzo 1977, in concomitanza con l’uscita dell’album Io tu noi tutti.
Il brano è stato composto i per le musiche da Lucio Battisti e per i testi da Mogol. I brani vennero pubblicati anche per il mercato statunitense, con i titoli To Feel in Love (Amarsi un po’) e Keep on Cruising (Sì viaggiare).
La canzone crea un parallelismo tra il viaggio fisico e il viaggio della vita. La metafora principale è quella dell’auto che diventa allora metafora del corpo. Ed è qui che nasce la figura dell’amico geniale.
Quel gran genio del mio amico
Lui saprebbe cosa fare
Lui saprebbe come aggiustare
Con un cacciavite in mano fa miracoli
“Quel gran genio del suo amico” sa riparare bene: se sa riparare la macchina figuriamoci un corpo, nello specifico un cuore, rotto per farlo ripartire, “certamente non volare ma viaggiare”.
Il resto del testo si impregna di questo significato.
Ti regolerebbe il minimo
Alzandolo un po’
E non picchieresti in testa
Così forte no
E potresti ripartire
Dopo un periodo di particolare dolore si riesce a reagire più forti di prima. Evitare le buche più dure: col tempo e superando le delusioni si impara riconoscere i problemi per tempo e ad evitarli.
Dolcemente viaggiare
Rallentando per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente senza strappi al motore
E tornare a viaggiare
E di notte con i fari illuminare
Chiaramente la strada per saper dove andare
Con coraggio gentilmente, gentilmente
Dolcemente viaggiare
C’è un tempo per tutte le cose: sia per aspettare che per fare. Il tutto con coraggio, gentilmente e con amore.
Sempre questo amico poi invece di buttare preferisce riparare e soffiando il filtro aiuterebbe a chiarire di chi ci si può fidare e chi no, senza “cadere nelle paure”.
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