Tracks – Attraverso il deserto, presentato in concorso a Venezia 2013, racconta una storia davvero straordinaria.
È il 1977 e Robyn Davidson decide, all’età di venticinque anni, di attraversare il deserto australiano. Nel suo straordinario cammino da Alice Springs a Uluru e fino all’Oceano Indiano, Robyn percorre a piedi 2.700 chilometri, sfidando un ambiente spettacolare ma spietato, ad accompagnarla sono il suo cane Diggity e quattro cammelli.
Tracks – Attraverso il deserto racconta la storia vera di Robyn Davidson (interpretata da Mia Wasikowska) e dell’incredibile traversata che decide di compiere in solitaria attraverso il deserto australiano, nel 1975.
Robyn, a venticinque anni, è alle prese con il difficile apprendistato presso un allevamento di cammelli: è senza soldi e senza animali, ma con grande spirito di adattamento e un dettagliato piano d’azione. Osserva le vite piatte dei suoi coetanei e, spinta dalla voglia di fare qualcosa di diverso, decide di imbarcarsi in un viaggio di 2700 km da Alice Springs (Ayers Rock) verso ovest fino all’Oceano Indiano. Gli unici compagni saranno il fedele cane e quattro cammelli, che Robyn addestra con amore e usa come bestie da soma, caricandoli di acqua, provviste e attrezzatura.
Da questo momento Tracks diventa un on the road dell’anima. Penetrando progressivamente nel deserto sconfinato e ostile, allontanandosi dalle costrizioni sociali di un mondo “civilizzato” che non sente proprio, Robyn avrà modo di affrontare le proprie paure e fragilità, cercando di sanare le penose ferite del passato. Una serie di flashback ci mostrano i ricordi traumatici dell’infanzia che tormentano ancora la sua esistenza, ma più di tutto l’avventuriera vuole allontanarsi da tutto e da tutti, una dieta mentale per ripulire l’anima.
Lungo la strada, la protagonista si imbatterà in una coppia di anziani che, come lei, hanno perso tutto tranne i ricordi, imparerà a guadagnarsi l’affetto e la stima di una tribù di aborigeni, dovrà fronteggiare l’invadenza morbosa dei media, costruirà addirittura un’inaspettata complicità amorosa con il fotografo Rick Smolan (Adam Driver) documenta la sua storia per conto del National Geographic.
La pelle bruciata dal sole e le mani di chi guida cammelli tutto il giorno, i lunghi peli delle gambe e le labbra screpolate: Robyn è una combattente instancabile, nulla la devia dal suo percorso.
Dal viaggio, Robyn ha tratto un libro, Orme, che insieme alle splendide foto di Rick Smolan ha affascinato un’intera generazione di giovani senza meta.
Nel libro, la protagonista esplora molto più a fondo le sue motivazioni psicologiche, soffermandosi più sul viaggio interiore che su quello fisico vero e proprio. Ci sono, infatti, più digressioni personali che descrizioni dell’ambiente.
Inevitabile, visto che proprio il viaggio interiore è lo scopo ultimo del suo viaggio fisico: una scoperta di sé stessa più che del deserto in sé. Il film invece non si sofferma a lungo su questa parte, preferendo lasciare alle immagini il compito di spiegare tutto quello che abbiamo bisogno di sapere.
Tracks – Attraverso il deserto è un film in cui le immagini sono sognanti e spettacolari. Non c’è solo il paesaggio australiano che aiuta a creare scorci impressionanti, ma anche la mano e l’occhio intelligente di persone capaci di trovare angoli di ripresa e creare giochi di ombre interessanti, per sviluppare il filo narrativo fatto di immagini oltre che di parole.
La colonna sonora di Garth Stevenson riflette la natura senza tempo del paesaggio e l’esperienza di Robyn tagliata fuori dalla civiltà. Con le sue risonanze profonde, il contrabbasso di Stevenson è riuscito a cogliere la grandiosità del deserto.
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