Home » Un indovino mi disse, alla ricerca di ritmi perduti
Nel 1976 un indovino cinese avverte Tiziano Terzani, corrispondente dello Spiegel dall’Asia: “Attento. Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare mai”. Decide di non prendere aerei per un anno, senza rinunciare al suo mestiere. Il risultato di quell’esperienza è Un indovino Mi disse, un libro che è insieme romanzo d’avventura, autobiografia, racconto di viaggio e reportage.
Hong Kong, 1976. Un indovino cinese predice a Tiziano Terzani che nel 1993 rischierà di morire se prenderà un aereo. Terzani decide di non sfidare la sorte e, con il supporto di Der Spiegel, il settimanale tedesco per il quale lavora come corrispondente estero, per tutto l’anno non prenderà mai l’aereo.
È il 1993, un anno che diventerà per Terzani incredibile, fatto di spostamenti lenti ma autentici a bordo di treni, navi e taxi condivisi. Alla scoperta di nuovi tipi di problemi, soluzioni di fortuna e di incontri straordinari, il tutto seguito da una nuova sensazione di libertà.
Per tutto l’anno l’autore chiederà ad altri indovini di nazionalità diverse di predire il suo futuro per corroborare la tesi secondo cui nel 1993 corre un grande pericolo correlato agli aerei. Scopre così differenti tecniche usate dagli indovini, altre simbologie, superstizioni, così come diversi valori o desideri dei popolo che incontra.
Il libro, pubblicato nel 1995, racconta di un Oriente che rincorre l’Occidente negli affari, nelle strutture, nelle democrazia, stravolgendo la loro cultura millenaria per far posto al business.
Nella prima parte del libro, Terzani racconta della sua vita e i suoi spostamenti via terra. Vive a Bangkok e intraprende diversi viaggi. Visita la Birmania. Si avventura in Malesia, a Kuala Lumpur e Malacca, la città stregata. Ritorna a Singapore, molto cambiata rispetto a quando ci aveva vissuto negli anni ’70. Viaggia tra delle isole in Indonesia e per la sofferente Cambogia. Nella seconda parte del libro segue un emozionante racconto del grande viaggio di Terzani dalla Thailandia fino in Italia: Bangkok-Firenze in treno. Tra il sud-est asiatico, Cina e Mongolia, attraverso la Russia fino in Europa.
Spostandosi in giro per l’Asia in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi (ma mai in aereo), l’autore riesce ad osservare e a raccontarci l’Asia di quegli anni da un prospettiva singolare: grazie alla sua scrittura fluente e coinvolgente, semplice ma sagace, si ha l’impressione di stragli accanto, di viaggiare con lui alla scoperta di un continente in bilico tra passato e futuro, e ci guida, insieme ai suoi amici e collaboratori, a conoscere palmo a palmo l’intero Sud-Est asiatico.
Il racconto sembra volgere verso un unico filo conduttore: quello del rapporto tra l’uomo e l’occulto, tra terreno e spirituale. Mettendo in discussione la ragione, Terzani indaga su quanto c’è di vero nelle tecniche di divinazione. I suoi spostamenti, così fisici, così lenti, possono essere intesi come un percorso trascendentale, che lo porta ad interrogarsi sull’immateriale, e sulle reali capacità degli indovini .
Come spiega l’autore nel libro, in Asia il rapporto con la spiritualità è strettissimo: tutti consultano gli indovini prima di fare qualsiasi cosa, dalle azioni più ordinarie a quelle più complesse. Per questo inizia a scovare maghi, astrologi, cartomanti e indovini nei luoghi più sperduti, cercando i migliori, ascoltandoli, interrogandoli, mettendoli alla prova. Cerca di calarsi fino in fondo nella mentalità e nelle credenze locali, a ogni volta che un indovino sembra avvicinarsi alla realtà, Terzani vaga con la mente alla ricerca una spiegazione plausibile e razionale.
“A volte, nelle ore di ozio, ripassavo in rassegna i vari indovini che avevo incontrato, cercando un filo in tutto quel che avevo sentito da loro. Mi pareva che, così come il senso del viaggiare è nella strada che si fa e non nella meta in cui si arriva, anche nell’occulto quel che conta sia la ricerca, il porre le domande, e non le risposte che vengono dalle incrinature di un osso o dalla lettura di una mano. La risposta in fondo siamo sempre noi a darla.”.
Un Indovino Mi disse non è soltanto solo un dettagliato spaccato dell’Asia di qualche decennio fa, combattuta tra smanie di modernità e arretratezza; è anche un continuo interrogarsi sull’uomo e sul suo cammino.
È una riscoperta, è un’occasione per vedere tutto sotto una prospettiva diversa. Un capolavoro intriso di magia, di saggezza, emozionante ma anche appassionante e coinvolgente.
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